i tombesi in the world  

the tombesi's family

 

 

Da: "Le Prose" di Filippo Mordani - Le Monnier (1854)

 
degli
UOMINI ILLUSTRI
DELLA CITTA' DI RAVENNA
LIBRO UNO
pag. 49,50,51
 
GURLINO TOMBESI

Gurlino Tombesi nacque di stirpe nobile, antica. Appena fuori di fanciullo si diè al mestiero dell'armi; e per la disposizione della natura, e pel molto esercizio, divenne in breve perito della scienza militare, e bastante a sostenere con le fatiche del corpo e con la sollecitudine dell'animo qualunque gravissima impresa. Ond'è che in quella memorabile battaglia fatta fra gl'italiani e i francesi in sul fiume del Taro l'anno 1495, essendo agli stipendi della repubblica veneziana, sotto al cui dominio era a quei tempi la città di Ravenna, pugnò contro l'esercito del re Carlo VIII tanto egregiamente, da meritarsi fama di forte e valoroso guerriero; la quale si accrebbe non poco, com'ebbe poscia repressa l'arroganza e l'audacia dei francesi, incendiando a Novara le fortificazioni loro.

Dopo di che volendo la repubblica de' fiorentini farsi suggetta la città di Pisa, e avendo i pisani chiesto soccorso al senato veneziano, fu mandato Gurlino a difendere la libertà di Pisa; il quale combatté bravamente contro Paolo Vitelli da Città di Castello, uomo nell'arte della guerra

assai riputato, e salvò la città, chè non venisse in potere dè suoi nemici: onde i pisani, che nella fede di lui e nel valore si confidavano assai, gli diedero il titolo di capitano, governandosi in tutto col consiglio suo.

 

 

Ma saputo i veneziani come Baiazette imperadore de' turchi faceva grande apparecchio di guerra, temendo non gli avesse nell'animo di muovere lor contro, vollero fortificato il Friuli: e chiamarono Gurlino e Bartolomeo d'Alviano al presidio di quella provincia.

In questo mezzo Baiazette con un esercito forte di cento cinquanta mila combattenti, entrato nella Morea, espugnò Modone, ov'era Antonio Fabri ravegnano, fatto dai veneziani capo del presidio di quella città, che combattendo da forte, finì la vita con molta gloria. Indi prese Corone, e pose l'assedio a Napoli di Romania. Perché i veneziani, spaventati da queste vittorie del nemico, mandarono di presente colà Benedetto da Pesaro insieme col Tombesi: il quale die' si fatte prove del suo valore, che Baiazette, senza tentare altro, si tornò con l'armata a Costantinopili. Laonde il Pesaro, ch'era il capitano delle navi veneziane, anzi glie ne diede il generale comando: e insieme con esso, tolte di molte a' nemici, restituì alla repubblica Egina, Lesbo, Tenedo, Samotracia, ed altre isole e città state prese da Baizette.

E giunte loro in soccorso le navi spagnuole, mandate dal re Ferdinando V, e capitanate da Consalvo Ernandes cordovese, pensarono che fosse da stringere la città di Cefalonia, da cui ha preso il nome tutta l'isola; e Gurlino fu de' primi che venne all'assalto. Il quale fattosi sotto le trincee nemiche, combattendo con disperato coraggio, e ardente di onesta ambizione di fare qualche opera degna della virtù e gloria sua, dalle ostili armi percosso, cadde. Il Pesaro e l'Ernandes, che lo teneano carissimo, vistolo pieno di sangue e di mortali ferite, vollero, quasi contro la volontà sua, fosse portato a Ravenna, dove, poco dipoi, ai 25 di aprile 1501 passò della presente vita.

Lasciò Gurlino, fra gli altri,  un figliuolo di nome Gurlotto, che in poco tempo rinnovò in se 'l valore del padre, e dall'imperador Massimiliano I, fu donato di una trireme. Anche i veneziani mostrarono il grato animo loro alla memoria di Gurlino, assegnando con pubblico decreto un'annua provisione ai figliuoli maschi di lui, e dotando di una libra e mezzo d'oro le sue figliuole. 

I ravegnati dolenti della morte dell'illustre cittadino, ne onorarono il cadavere con solenne pompa di funerale: e nella chiesa di s. Nicolò, al luogo del suo sepolcro, posero alcuni versi latini che dicevano: lui nella forza del corpo e nel valore dell'armi aver superato il grande Alcide e 'l forte Ettore.

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