La storia
Cenni genealogici della nobile famiglia dei Tombesi di Ferrara
Da uno
studio effettuato da: |
Accademia
Araldico
- Genealogica
Italiana*
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commissionato da: |

Conte Giuseppe
Napoleone Tombesi
(Macerata 1833
- Parigi 1903)
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Dato in:
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Pisa,
li 20 ottobre 1874 |
A firma
del presidente: |

Cav.
Giovan Battista di Crollalanza
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* poi Regia
Accademia Araldica Italiana
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Di questa nobile
famiglia, i cui documenti per le vicende dei tempi e per il suo
trasferimento in altra regione andarono miseramente perduti, ben poche
memorie sono rimaste nella città di Ferrara dove ha fiorito sin verso la
metà dello scorso secolo (1700, n.d.r.), dando alla patria uomini
spettabilissimi per virtù cittadina, per dottrina e per eminenti cariche
e dignità, di cui furono vestiti. Noi qui ne esporremo fedelmente la
serie sulle tracce degli storici ferraresi e sui pochi documenti
rintracciati dal dotto e solerte Monsignor Giuseppe Antonelli, canonico
della Metropolitana di Ferrara e già Bibliotecario dell'Ariostea.
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Donde abbia tratto
origine e nome la famiglia Tombesi non di può dir con certezza. Il
Baruffaldi scrive nel suo Blasonario Ferrarese (opera inedita esistente
presso il sullodato Canonico Antonelli) la dice famiglia antica
originata da Ravenna, ma noi da altre memorie manoscritte raccogliamo
aver esse tratto il nome di Tombesi (anticamente ..busi) da un antico
villaggio dell'agro ferrarese denominato "le Tombe", del
quale fa menzione Antonio Frizzi nelle sue memorie per la storia di
Ferrara (vol. I, pag. 272). Di questo villaggio si vuole che i Tombesi
siano stati Signori, che nei calamitosi tempi in cui furono le guerre
fra i Guelfi
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e i Ghibellini si
siano trapiantati nella vicina Ferrara dove nelle sorte assai varie di
quel governo comunale ebbero parte e nome. Esaminando la gente
gentilizia la famiglia Tombesi da noi nella prima pagina descritto, ci è
sembrata non priva di fondamento l'asserzione aver essa avuto dominio
sul villaggio Le Tombe che giaceva in una pineta, e gran
parte del paese intorno era alberato di pini, donde probabilmente
sorgeva un fortilizio spettante ai Tombesi a cui allude la Torre
accostata da due pini che si vede affissa sullo scudo.
L'epoca precisa del
suo trasferimento in Ferrara e la parte che essa ebbe nella cosa
pubblica in tempi remoti, non ci è dato poter esporre, che non se ne è
rintracciato alcun documento e solo il Baruffaldi succitato si limita a
renderci
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stemma della famiglia Tombesi
(scudo
con Torre accostata da due pini)
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noto aver essa avuti
molti uomini insigni.
L'albero genealogico,
che incompleto noi diamo in appendice a questi brevi cenni, formato dal
suddetto canonico Antonelli colla scorta de' pochi documenti da lui
rintracciati e coll'aiuto dei registri parrocchiali, non rimonta al di
la del secolo XIV e capo stipite in esso è un
Giacomo Tombesi, il
quale sappiamo vivesse nella seconda metà dello stesso secolo. Da
Bartolomeo, figlio di Giacomo, si diramarono due linee, una di
Danese, l'altra di
Giacomo, ambedue figli di Bartolomeo. La prima si
estinse in Ferrara con Orsola maritata in Roberti, la quale mancò di
vita nel 1741 e l'altra si è perpetuata fino ai giorni nostri
dopo
essersi trasmigrata nella Marche, oggi degnamente rappresentata
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dal
Commendatore
Giuseppe Tombesi, conte del Poggio, vero tipo dei perfetti gentiluomini.
Oltre queste due linee, altre diramazioni à avuto la famiglia Tombesi i
cui anelli di congiunzione co' due principali rami non ci fu dato poter
rintracciare.
I Tombesi furono
assai bene accetti alla Ducal Famiglia Estense, dalla quale
ebbero favori e dignità, e si ha memoria di un
Francesco di
Giacomo Tombesi,
il quale nel XVI secolo fu Fattore Generale ossia
Maggiordomo de' Duchi Ercole II e Alfonso II D'Este e
Castellano del
Castello di Ferrara. Egli godeva la grazia dei suoi
principi per modo, che non solo prese parte a tutti consigli del Duca Ercole II il
Alfonso II D'Este
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quale ebbe molto a
contendere con il Papa per ottenere la investitura del suo Ducato, ma
quando questo Principe
portossi nel 1525 a Venezia con grande comitiva di Nobili, egli fu di
questo seguito. (Compendio di storia della chiesa di Ferrara ... pag.
67)
Ercole II D'Este
Contemporaneo di
Francesco fu
Ercole figlio di Romano, il quale lasciò di se
chiara memoria. Entrato nell'ordine benedettino Cassinense, molti anni
passò nel monastero di Montecassino dove si perfezionò nelle greche e
latine lettere in cui era dottissimo e scrisse opere rituali
ecclesiastiche che rimasero inedite. Sostenute sempre con lode e frutto
le varie dignità inferiori dell'ordine suo, la moralità, la pietà e la
dottrina, che tanti rifulsero in lui lo elevarono alla carica di
Procuratore Generale dell'Ordine
Benedettino e,
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dimorando perciò in
Roma,
le
sue virtù gli procacciarono il favore del Cardinale Ippolito D'Este
mercé il quale vi divenne così caro al Pontefice Giulio III che fu
nominato, da questo, Vescovo di
Ravello, nel
Regno di Napoli, il 18 settembre 1555.
Cardinale Ippolito
D'Este
Della
grazia del Papa ci si
valse
per mantenere la buona armonia tra questo ed il Duca Ercole II, suo
signore, il quale non fu ingrato agli eminenti servigi dati all'esimio
Prelato che volle giustificare con favori e privilegi a prò della sua
famiglia.
Papa Giulio III
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Ritiratosi, Monsignor
Ercole Tombesi in Ferrara il 23 marzo 1563, vi consacrò solennemente la
Chiesa di San Benedetto, morì in patria nel 1570. La sua spoglia fu
sepolta nella Chiesa di San Francesco, avanti all'altar maggiore, e
sulla sua tomba fu posta questa semplicissima iscrizione

Di fianco viene
riprodotta parte della pagina 189 del DIZIONARIO STORICO DEGLI UOMINI
ILLUSTRI FERRARESI nella pietà, nelle arti e nelle scienze, colle loro
opere o fatti principali compilato dalle storie e da manoscritti
originali da LUIGI UGHI FERRARESE, tomo primo, in Ferrara MDCCCIV
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Un altro illustre
individuo della famiglia Tombesi, il quale visse nello stesso tempo dei
due summenzionati, fu
Sulpizio professore di musica assai
distinte in Ferrara. Il Libanori (Ferarra D'oro P. III, pag. 199)
seguito dal Borsetti (Hist. Ferr. Gimnasii P. II pag. 474), lo dichiara
maestro di cappella dell'Imperatore Ferdinando I.
Dopo la morte di
questo Principe sembra che Sulpizio si restituisse in patria dove morì,
probabilmente dopo il 1621, giacché gli storici ferrarese Superbi e
Guarini non ne fanno menzione e fu sepolto nella chiesa di San Silvestro
dove si era preparato un magnifico sarcofago di cui noi diamo qui il
disegno, sarcofago che rimase inalterato fino alla soppressione di
quella chiesa nel 1798 e che fu poi trasportato né magazzeni del
cimiterio comunale aperto nel 1813; ma dopo il 1820 si ebbe la barbara
idea di farne un monumento ad Onofrio Minzoni, per cui venne bruttamente
scalpellato.
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Il primo a farne
memoria fu Andrea Borselli, a pag. 230 del suo Supplemento al Guarini
recande la musicale iscrizione di questo monumento la quale suona come
segue:
Questo
monumento è de MI, SOL_picio Tombese
et de LA LA_ura MI_a chara consorta.
Ergo
Domines Deus MI.
MI_SOL
pritiique et LA_uraque MI_se_RE_ RE. Amen
La iscrizione
greca posta a sinistra di codesto epitaffio ci spiega "questo
sepolcro è mia dimora"
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Fra gli uomini
illustri della famiglia Tombesi non sa dimenticato un
Luigi
figlio di Alfonso, letterato che fiorì nella seconda metà del secolo
XVII di cui si ha per le stampe la seguente operetta:
Genetliacum
Mercurii, et Apollinis Poean in Lustralibus Solemniis Ludovici Cornelii
ex illustrissimis et excellentissimis Marchionibus Hippolyti Bentivolo
de Aragonia et D. Lucretia Pia de Sabaudia.(Ferraria Tassis Julii
Bolzoni Gigli 1667 in 4°)
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Ne dobbiamo pur
preferire un religioso per evidenti virtù morali ragguardevoli, il quale
sostenne le più importanti cariche del suo ordine durante la seconda
metà del passato secolo (1700 ndr). Intendiamo parlare del padre
Venanzo
Tombesi, eremita camaldolese nativo di Macerata nelle Marche e prozio
del vivente Giuseppe conte Del Poggio. Egli fu una volta Maggiore ossia
Generale di tutto l'Ordine Camaldolese. Fu eletto a questo supremo
ufficio il 4 maggio 1787 e durò in carica fino al maggio del 1789. Per
venti anni circa egli aveva poi sostenuto tutte le prime cariche della
sua religione ché tre volte fu Visitatore Generale, la seconda dignità
dopo quella del Padre Maggiore, una volta Vicario Generale in Germania e
più volte Priore in diversi Eremi, fra quali quelli di Monte Conero
presso Ancona, di Monte Lorona (?) e di Frascati dove, santamente,
siccome visse, morì il 10 gennaio del 1810.
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Finalmente diremo
che
Luigi
Tombesi, padre del sullodato commendator Giuseppe, fu ufficiale
distintissimi, avendo servito prima Napoleone il Grande
poscia il Governo Pontificio e da ultimo il Regno d'Italia. Egli
morì il 19 giugno 1874 in Macerata essendo da molti anni capitano
Comandante quella piazza, avendo prima tenuto lo stesso comando in
quelle di Loreto, Pesaro e Narni. Ebbe la decorazione di S. Elena.
Che la famiglia
Tombesi fosse tenuta in Ferrara in grandissima considerazione e che
fosse ascritta al ceto dei nobili di quella città si rileva dai
titoli coi quali nei pubblici registri venivano qualificati i membri
di essa sin dal XVI secolo. Difatto dal rogito del notaro ferrarese
Panaldo Esatori del 20 luglio 1571 rileviamo che
Fabrizio
Tombesi del fu Giacomo viene qualificato per Magnificus
Dominus da un istrumento di investitura del 14 gennaro
1572 rogito
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da Lodovico Sinibaldi
notaro di Argenta gi ha ché Giacomo Tombesi figlio di Francesco viene
onorato del titolo Magnificus Dominus filius Magnifici Domini Francisci
Tombesii Nobilis Ferrariae; e del testamento di questo Francesco in atti
del notaro Paolo Gentini stipulato il 14 settembre 1573 si rileva
ugualmente che il testatore era qualificato per Multam Magnificum et
Honorabilissimus vir. E noi sappiamo che il titolo di
Magnifico era nel Medio Evo assai considerato e si soleva darsi ai
principi inferiori al grado regio, come ce lo attesta il Tibrario nella
sua grande opera dell'Economia Politica del Medio Evo, tomo I pag. 321.
Ed apprendiamo inoltre dal Giulini nella sua Memoria della Città e
campagna di Milano, che i Podestà delle città Lombarde e i Vicari
imperiali erano detti Nobili e Magnifici. Così nel 1300 Galeazzo
Visconti, Capitano del Popolo di Milano era negli atti pubblici
qualificato per Magnificus
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Vir (Tomo VIII
pag. 529); Jacopo De Lorenzo, podestà di Genova era dal continuatore
del Caffaro detto uomo Nobile e Magnifico cittadino (Tomo VII pag.
511); Matteo Visenti Vicario Generale del Sacro Impero in Lombardia
nel 1299 era qualificato per Magnifico ed Egregio Uomo (Tomo VIII
pag. 504 ecc.. ecc..)
Né dobbiamo
tacere come la Camera Ducale il 20 novembre 1510, con rogito di
notaro ferrarese Bartolomeo Todesori affittasse per cinque anni ad
un
Romano
Tombese, figlio di quandam Antonio, cittadino ferrarese la condotta
del pesce salato di Lombardia e Cremona e finalmente ricorderemo che
i fratelli Francesco, Fabrizio e Giambattista (1500-1550) del fu
Giacomo Tombesi fabbricarono a proprie spese nella chiesa di San
Benedetto di Ferrara la cappella grande della circoncisione insieme
alla sepoltura gentilizia sulla quale fecero apporre la seguente
marmorea incisione
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L'attuale
rappresentante l'illustre famiglia Tombesi
Giuseppe
del fu capitan Luigi, fu nominato Commendatore dell'Ordine del Nicham di
Tunisi con brevetto del 7 dicembre 1871 e per servigi speciali resi alla
Repubblica di San Marino fu creato il 17 novembre 1872 Conte Del
Poggio, titolo trasmissibile ad i suoi figli ed eredi.
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Finalmente
l'Accademia Araldica Genealogica Italiana lo nomina nel 1874 suo
socio d'onore e gli conferisce la medaglia benemerita.
Degna consorte
del commendatore Giuseppe è la virtuosissima donna Isabella Gutman
di Messico cugina della Marescialla Bazaine.
Cav. Giovan Battista
di Crollalanza
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