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the tombesi's family

 

 
 
GIROLAMO ROSSI
STORIE RAVENNATI
 
Dalla traduzione di
Jacopo Landoni
 
  
 
   Girolamo Rossi
 
 
 
 
 
Anno 1500

Postomi di dare volgarizzato a chi non sa di latino un qualche tratto della storia del nostro Girolamo Rossi  ho scelto i primi dodici anni di quel secolo in che si visse lo storico: che però venuto egli dall'anno 1550 si fa dal dire - Eccoci arrivati al secol nostro, nel quale la ruota delle vicende sì vagamente girò, che se da trecento anni i fatti di Ravenna si riandassero, molto al disotto si resterebbero dalle cose che in  questo solo secolo non ancor compiuto si sono fatte vedere. A questo anno secolare di novità e movimenti per tutta Italia famoso aprì la santa porta e diè il buon capo papa Alessandro, il quale fatto comune

 

fascio delle divine e delle umane cose, dava forte mano a Cesare Borgia figliol suo (chiamato altramente il duca Valentino) che, ripudiata la sacra porpora del titolo di Cardinal di Valenza), ed ucciso il fratello duca di Candia* aspirava a farsi un grosso impero: e Bajazetto imperadore de'
                                                                                   Cesare Borgia
Turchi raccoglieva grandi forze e per terra e per mare. I Veneziani (nel cui dominio era passata Ravenna l'anno 1439) temendo non potessero queste imprese ed apparecchi, comunque si fossero, piegare in loro danno stabilirono di fortificare e guernire il Friuli ne' luighi men saldi e chiamarono da Ravenna Gurlino Tombesi e l'Alviano a presidio di quella provincia; questo ultimo colla sua cavalleria; all'altro perchè era de' primarj capitani e condottieri d'armi, e che di prudenza e di chiari fatti si stava molto innanzi nell'opinione de' Veneziani, diedero per giunta il comando di due mila fanti, fatti provenire dall'armata Pietro dall'Orio ed Angiolo Baroccio.
Condotta a buon termine questa fortificazione I Pisani, che erano tuttavia malmenati dai Fiorentini, chiesero per grazia dei Veneziani Gurlino, e ottenutelo, il crearono il primo di maggio general comandante dell'esercito, per la cui mente ed opera respiraron
 
* Giovanni Borgia, duca di Candia (Isola di Creta) venne ucciso il 14 giugno 1497. Michelangelo Buonarroti, per lenire il dolore del padre papa Alessandro VI, scolpì la Pietà che si trova in Vaticano.
Candia (Creta) rimase sotto il dominio della Repubblica di Venezia per 450 anni circa (dal 1209 al 1669). 
 
 
tantosto fuor delle strette in che si trovavano.
Nello stesso tempo Bajazetto con un esercito di cento cinquanta mila uomini per l'Istmo entrò nel Peloponeso, ed avendo assediato Modone, (oggi Methoni, prima penisola a sin. del Peloponneso, sotto PIlos) Antonio Fabbri di Ravenna nell'arme famoso, dai Veneziani spedito capo del presidio di quella città, da gagliardo e valente al sommo fé fronte al nemico, e dava a vedere che avrebbe mandato fallito ogni sforzo del barbaro, se alcune galee veneziane sopraggiunte non avessero a se chiamato tutti i soldati di Modone, sconsigliatamente lasciati scoperti i posti.
penisola del Peloponneso - Grecia
 

E però entrati nella città i barbari fecero dei greci non meno, che de' veneziani soldati grandissima strage, nella quale venne a perire, ma non inulto, Antonio Fabbri.

Preso ugualmente da li a non molto Corone, avendo Bajazetto portato l'assedio a Napoli di Romania, i veneziani richiamarono a sè da Pisa tantosto Gurlino, il quale diè le più sublimi e specchiate prove del suo valore, perché col di lui soccorso qualunque tentativo ed estremo sforzo dell'Alì Bassà cadde vano.

Per la qual cosa ritirandosi à Costantinopoli la flotta turca vincitrice, che aveva compiuti tutti i suoi disegni, eccetto la presa di questa città, Benedetto Pisani capitano delle navi veneziane, surrogato al defunto Melchiorre Trevisani fe' Gurlino di tutte le sue genti non solo provveditore, ma gli ne diè, per quanto stava in sua balìa, il general comando: e insiem con lui, conquistate assai delle più infeste navi de' barbari

 

restituì con tutta felicità alla repubblica Engia (oggi Egina), Matelino (oggi Lesbo, con capoluogo Mitilene), Tenedo (oggi Bozcaada), Samandrachi (oggi Samothraki, di fronte Alessandropoli), e altre isole e città che erano state prese dal nemico.

la fortezza di Tenedo

 

il porto di Egina (Eghina)
Un fatto personale.
 
Era il 1994 quando, insieme ad alcuni amici greci, passeggiavo lungo le vie centrali della graziosa città di Αίγινα (Egina), sita nell'omonima isola Greca. Ad un tratto uno di questi alzò lo sguardo ed esclamò: "non è possibile... questa via porta il tuo cognome!"  Io non volevo credergli sia perché il mio amico é notoriamente un burlone e sia perché non riuscivo a decifrare quel nome scritto in greco.  Ma questi insistette e mi assicurò che quell'insieme di caratteri cirillici significavano proprio Via Tombesi.
Appena tornato dalla vacanza, cercai di documentarmi per capire come avesse potuto un Tombesi essere noto in quell'isola dell'Egeo. E scoprii la storia di Gurlino e Gurlotto Tombesi, condottieri veneziani della Serenissima.
 

 

*Jacopo Landoni
è nato a Ravenna sabato 25 luglio 1772, esattamente 181 anni prima di me che sono nato sabato 25 luglio 1953.
Rimasto orfano in tenerissima età, venne accolto in Seminario dal quale fu dimesso ben presto per... poca voglia di studiare. Si recò all'Università di Padova dove subito si distinse per la poca applicazione allo studio dell'arte medica.
Maestro di Retorica che aveva conseguito durante il dominio napoleonico; arrivò persino a scrivere inni reazionari e religiosi, ma fu ugualmente dimesso dalla cattedra. Quando ritornarono per la seconda volta i francesi, dovette vivere ancora miseramente perché si era attirato l'ostilità dei nuovi padroni per le sue satire che non risparmiavano le autorità cittadine...
Nel 1806 si trovò nella necessità di doversi trasferire altrove, e precisamente a Bologna dove aprì una scuola privata e ebbe a discepolo il giovanissimo Gioacchino Rossini.
Dopo un breve ritorno a Ravenna fu eletto nel 1824 professore di eloquenza a Pesaro dove si dedicò alla traduzione dal latino delle Storie Ravennati di Girolamo Rossi. Di queste diede però alle stampe soltanto il Libro Ottavo.
Il nome di Jacopo Landoni è rimasto notissimo a Ravenna come di spirito bizzarro e burlevole e di lui si raccontano ancora oggi molte beffe rimaste popolari nella tradizione ravegnana.
 
Oimè quanto somiglia, al tuo costume il mio! (n.d.r.)